mercoledì 10 febbraio 2016

Nuovo Cinecittà, Rassegna Cinematografica 2016



Un nuovo ciclo di proiezioni prenderà avvio nel mese di febbraio per la rassegna NUOVO CINECITTA’, l’idea, lanciata dall’Uni3, da Arci Zeta e diretta da Mario Marino, per ridare vita alla gloriosa e pluridecennale esperienza culturale della Sala Cinematografica Cinecittà, sorta su iniziativa del CNL locale subito dopo la guerra.

Questa volta il tema sarà “Piemonte Cinema”, uno stimolo per analizzare la grande produzione di pellicole ambientate o prodotte direttamente nella nostra regione.

Il ciclo sarà articolato in tre serate:

il 12 febbraio, verrà proiettato “E fu sera e fu mattino” del regista albese Emanuele Caruso che lo scorso anno rappresentò un vero e proprio caso cinematografico restando al Cinema Reposi per molte settimane con la presenza costante del regista che illustrava al pubblico come era nata l’idea,

il 26 febbraio, sarà dedicata al bel film di Davide Ferrario “La luna su Torino”,

l’11 marzo, sarà dedicata al MonFilmfestival di Casalborgone, presenza anche questa ultradecennale, ideata, diretta e sostenuta da Beppe Selva.

Come sempre si svolgeranno al Teatrino Civico, alle 20,30 con ingresso a 4 euro.

Giuseppe Busso
Lucia Chessa

PRESENTAZIONE

Torino è la prima capitale del cinema italiano. Senza nulla togliere alla magnificenza di Roma, si deve ricordare che Cinecittà vive dopo un centinaio di film girati nel capoluogo del Piemonte, che all'inizio del 1900 poteva contare su decine di studi di produzione e centinaia di persone impiegate nell'industria cinematografica. Anche per questo abbiamo deciso di dedicare una breve rassegna alla produzione artistica legata al territorio. Il primo film del nostro palinsesto è E fu sera e fu mattina di Emanuele Caruso, un piccola opera " indipendente " ambientata fra le Langhe e il Roero, rappresentazione corale di una
comunità sconvolta da un fatto inaspettato e clamoroso.
Davide Ferrario firma il secondo film in programma, La luna su Torino, una commedia che è anche un ritratto generazionale di " giovani adulti " piemontesi un po' spaesati, mentre il terzo momento della rassegna è dedicato al MonFilmFest, con la proiezione di alcuni lavori di giovani e promettenti filmmakers del territorio.
Ce n'è, insomma, un po' per tutti i gusti.

Mario Marino
Direttore Artistico

Venerdì 12 febbraio 2016 – Ore 20,30
E fu sera e fu mattina di Emanuele Caruso (2014)
con Albino Marino, Lorenzo Pedrotti, Simone Riccioni, Sara Francesca Spelta, Francesca Risoli (110’)

A Avila, piccolo comune agricolo in provincia di Cuneo, durante la festa della santa patrona arriva dalle tv un messaggio che terrorizza la comunità: nel giro di pochi giorni il sole esploderà e il pianeta Terra verrà distrutto. Nell'imminenza della fine, ognuno nel paese reagisce a modo suo, forzato a ragionare o meno sulla propria transitorietà in questo mondo. Il parroco sui generis Don Francesco cerca di riconciliarsi con la vocazione e il passato. Gianni, il ragazzo ateo e scontroso che in seguito ad un forte trauma personale vive con il sacerdote in canonica, usa l'arma del sarcasmo e dell'indifferenza; Anna, supplente nella scuola elementare locale, è terrorizzata ma trova conforto nell'amore per Marse, compagno che convive con lei nel disprezzo di alcune malelingue. La barista Francesca nonostante tutto sogna una nuova prospettiva di vita per riscattarsi da un dolore recente. Il gruppo procede insieme verso l'ultimo giorno in una molteplicità di atteggiamenti ed emozioni, mentre i paesani si misurano con l'evento. Si potrebbe definire "catastrofico religioso" quest'esordio ambientato e prodotto tutto tra Langhe e Roero, principalmente nel comune di La Morra (ma anche Bra, Alba, e altre location) grazie a un virtuoso e capillare processo di crowdfunding (raccolta di fondi dalla base, che non passa dai canali convenzionali di finanziamento, per cui a ogni sostenitore viene chiesta una piccola quota di partecipazione). L'idea di partenza è molto accattivante e ricca di spunti: come si trasforma una piccola (e in alcuni casi, molto chiusa) comunità rurale all'annuncio della fine del mondo? La perentorietà di un fatto clamoroso come l'auto-disintegrazione del sole ridimensiona meschinità e finitezze umane. La sceneggiatura infatti predispone una gamma variegata di reazioni e svela una molteplicità di atteggiamenti, paure, insicurezze insite nella natura dei mortali. Tutti elementi che implicitamente esaltano di continuo la grandezza del divino, citato già nel titolo (Genesi, 1). È un tema che avrebbe spaventato chiunque e quindi va reso merito a Caruso e alla sua crew di aver tentato un'impresa coraggiosa e anticonformista rispetto alla diffusa banalità del nostro cinema mainstream.

Venerdì 26 febbraio 2016 – ore 20,30
La luna su Torino (2014), di Davide Ferrario
con Walter Leopardi, Manuela Parodi, Eugenio Franceschini, Daria Pascal Attolini (90’).

A Torino che ci viene ricordato essere sul 45° parallelo, ovvero equidistante dal Polo Nord e l'Equatore, un universitario che lavora al bioparco e l'impiegata di un'agenzia di viaggi dalla vita sentimentale incerta, abitano nella grande casa di un amico 40enne che non ha lavorato un giorno in vita sua e campa di rendita. Insoddisfatti da ciò che hanno ma anche incapaci di immaginare una vita diversa i tre cercano di barcamenarsi. C'è un'innegabile eco di Dopo mezzanotte in La Luna su Torino, in cui di nuovo le coordinate geografiche (stavolta non la Mole ma la linea del 45° parallelo), il cinema muto e i sogni di un domani sentimentale e umano migliore di tre giovani sono gli elementi che, mescolati anarchicamente, danno vita a un film che cerca di tradurre nella modernità il cinema in cui la trama è funzionale ai personaggi e non viceversa. Quel che ha di originale la nuova opera di Davide Ferrario è invece la scelta di separare i tre personaggi, coinvolgendoli in storie diverse ma contigue, in cui manifestare tre facce diverse di un'inspiegabile insoddisfazione e una sempre più urgente esigenza di cambiamento. Ma è con pochissima ispirazione che il regista di Torino gioca su terreni a lui congeniali (di nuovo la propria città, di nuovo temi di uno dei suoi film più noti), aspirando a raccontare l'inesprimibile, il sublime scrutare in quella parte dell'animo che il cervello non riesce a leggere chiaramente e che il cinema ambisce a comunicare senza passare per la logica. Il mondo di La Luna su Torino è luddista, altero, lontanissimo dalla realtà ma nemmeno così significativo da riuscire a parlarne per metafora). Una dimensione, quella in cui si muovono i personaggi, non diversa dal casale ricco e in rovina in cui abitano, isolato e gestito con implausibile allegra opulenza che non necessita di lavoro. Qualunque altra storia di scollamento dalla realtà, di ansia per il mancato raggiungimento di aspirazioni cui non si sa dare un nome sarebbe risultata più accettabile delle tirate passatiste con cui Ferrario condisce il film. Citazioni letterarie di spessore, dimostrazioni intellettuali, disprezzo manifesto per ciò che è lontano dal raffinato e un abuso continuo di tutte le armi stereotipiche della cultura cinefila, ridotta ai suoi elementi più di nicchia, alteri e snob (dal cinema muto alla francofonia) sono la coperta di un film che sotto nasconde pochissimo e pare essere fatto per conquistare solo con la sua superficie colorata, fatta di inquadrature sghembe, dipinta per rappresentare le aspirazioni del proprio pubblico d'elezione, tenendo a distanza ogni possibile ingerenza della cultura più dinamica e moderna ben simboleggiata dagli anime giapponesi che Ferrario chiama manga e fa identificare a personaggi che dicono d'amarli unicamente con il sonoro gaudente dell'animazione erotica.

Venerdì 11 marzo 2016 – ore 20,30
MonFilmFestival - Giochi di cinema,
serata con Giuseppe Selva, ideatore ed animatore del festival cinematografico sul cortometraggio.

Dedichiamo una serata al MonFilmFestival, questo importante festival, giunto ormai alla 14 edizione ed organizzato dall’Associazione Immagina. Il progetto nasce da un lavoro che ha preso le sue mosse con la partecipazione del film “Una giornata animanimata”del Laboratorio di cinema della Scuola Media “Carlo Casalegno” di Leinì , condotto da Giuseppe Selva e Ita Cesa, al Festival Internazionale di Mondavio nel 1988. Negli anni precedenti già vi erano state importanti esperienze di cinema di animazione con pellicola super 8, coordinate dai proff. Ita Cesa e Roberto Bianco. L’avvento del video ha favorito definitivamente la sperimentazione nell’ambito dell’immagine e dell’educazione al linguaggio del cinema. Il ruolo della scuola nel percorso di evoluzione del progetto “Immagina Scuola e Cinema Giovani” è stato fondamentale, sia con lo stimolo dei genitori che sin dal 1995 in Consiglio di Istituto ne caldeggiavano la realizzazione, sia con gli investimenti fatti sul laboratorio sino al 2000, sia con l’impegno degli insegnanti da un punto di vista didattico, ma anche della continua adesione a progetti diversi per finanziare il laboratorio e dotarlo delle attrezzature più idoneee. Tale investimento è stato compiuto dai dirigenti scolastici Guido Gentilini e Francesca Ramella e Lucia Brienza. In questi dieci anni “Immagina Scuola e Cinema Giovani” ha mostrato di essere l’unico festival della scuola a livello nazionale e fra i pochi a livello internazionale, che “produce” i film alle scuole, che non hanno costi se non quello del biglietto dell’autobus.

I numeri di questi dieci anni:
♦ film presentati nelle sezioni a tema libero, tema fisso e
spot, 700 ca;
♦ in dieci edizioni La Stanza delle Idee ha prodotto 10
cortometraggi di circa 30’, formati da circa 200 sketch di
durata variabile fra i 60” e i 180”;
♦ Tutto In un Giorno ha prodotto 91 cortometraggi di durata
variabile fra i 5’ e i 15’, e ha distribuito premi (Computer
Apple con programmi per il montaggio) per un totale di
40000 €

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